Il mese benedetto

Kabul: Ramadan anno 1436 Hijri / 2015 d.C.

di Marika Guerrini

Kabul: Ramadan anno 1436 Hijri / 2015 d.C.

La luna nel suo avvicinamento alla terra visibile dopo il tramonto dello scorso martedì 16, alle ore 17:05 di Makkah, e con la sua piena visibilità la notte del giorno successivo, ha aperto il mese del Ramadan, il mese "benedetto" per i paesi che vanno dall'Africa alla maggior parte dell'Asia, dall'America del Nord a quella latina. Il mese del digiuno, della costrizione, del raccoglimento,  dell'osservanza ancor più stretta di tutte quelle norme religiose che fanno di un musulmano un buon musulmano: 

" Aggrappatevi tutti insieme alla corda di Allah, non dividetevi tra voi, ricordate la grazia che Allah vi ha concesso: quando eravate nemici è Lui che ha riconciliato i vostri cuori e per grazia Sua siete diventati fratelli. E quando eravate sul ciglio di un abisso di fuoco, è Lui che vi ha salvati", così dal Corano (III, 103). Il mese di ramadan, il mese che invita tutti i credenti nella fede alla fratellanza, il mese della preghiera, di aiuto agli oppressi, ai deboli, agli emarginati, il mese della vittoria su se stessi. Ché questo è il Ramadan per un musulmano.

E nel mese di questo Ramadan, come già accaduto negli scorsi Ramadan di primavera da che gli "estremisti islamici", che l'occidente nella sua cronica ignoranza continua a chiamare islamisti come fossero studiosi di scienze islamiche, da che hanno preso ad agire e reagire secondo quel che, sempre l'occidente chiama "offensiva di primavera", dalla primavera del 2002, dopo l'ombra del nefasto settembre 2001, sempre in questi mesi le azioni si fanno più violente, cruente, in assoluta opposizione con quel che richiede l'osservanza della parola "benedetta", malgrado proprio i militanti estremisti, in quanto tali, dovrebbero essere radicali osservanti della Fede, protettori della stessa nel mondo. E noi abbiamo esaurito parole e  pensieri nel sottolineare, a questo stesso mondo, che nulla hanno a che vedere, ora, nei nostri tempi, queste bande armate, qualunque sia il nome di cui si fregino o che mostrino da anni più o meno recenti, con la questione Fede religiosa, a meno che che non venga estremizzata per essere manipolata. Ma nulla serve a nulla, così si continua a sottolineare, tra i media d'occidente, la "recrudescenza di primavera" e bla bla bla, a proposito degli episodi fattisi stagionali come una semina o un raccolto sempre all'interno del Ramadan quale supposta risposta "all'infedele" o punizione perché ritenuto tale o traditore.

Così due giorni fa a Kabul, l'attentatore suicida, il commando, le bombe che scuotono il Parlamento, i tre morti, i trentuno feriti, la fuga di giornalisti, parlamentari, impiegati, la sicurezza che interviene, la diretta TV. Così ieri, notizia non riportata dai nostri media, il distretto di Baghlan-i-Markazi, provincia di Baghlan a nord di Kabul e i terribili scontri tra i Taliban e forze di sicurezza con, a detta di Jawhar Khan Baburi governatore locale, l'uccisione di cinque militanti taliban. Così, stamattina, sempre notizia non riportata, il distretto di Kisham nella provincia di Badakhshan, a nord-est di Kabul e il ferimento di Abdul Jabar Mosadiq, governatore distrettuale, ora in pericolo di vita, in un attentato suicida o esplosione di bomba, in questo caso senza alcuna rivendicazione, alcuna firma. Così le operazioni più o meno militari che hanno ucciso 37 militanti, così l'Afghan National Security che uccide decine di persone in un'azione di sequestro di ordigni esplosivi, armi e munizioni d'ogni tipo, tutto, senza tregua e in barba ad ogni osservanza coranica che categoricamente vieta di insanguinare il mese di Ramadan, in questo caso, del 1436 dell'Egira.

E mentre le strade afghane si insanguinano di combattimenti tra fratelli di fede per di più, prevalentemente, appartenenti ad una stessa etnia, la Pashtun, la Casa Bianca, frutto di Secessione fratricida, anziché riflettere, termine quanto mai arbitrario, sul proprio razzismo in atto e tutto quel che segue e sappiamo, trova il tempo di plaudire alle forze di sicurezza afghane che in meno di un'ora sono state in grado di rispondere all'attacco terroristico al Parlamento di Kabul. Accanto a tutto questo, nell'attuale scenario, entra a far parte anche un C-130, atterrato all'Hamid Karzai Airport, Kabul, a consolidare sempre più il partenariato con gli Usa, partenariato con chi li ha ridotti in questo stato di distruzione e morte, ma questa è routine a cui siamo assuefatti, così come il C-130 non è il primo C-130 ad essere giunto lì, è  il quarto, il primo giunse a Kabul nel 2010, altri due nel 2013, ora questo che dovrebbe essere l'ultimo a completare la flotta.
"Momento di grande importanza strategica", così è stato definito il completarsi della flotta dal colonnello Tyler Faulk, vice direttore del Security Assistance Office Transition, di comando in Afghanistan e ancora: " Questa flotta permette di trasportare rifornimenti e truppe in Afghanistan, e alle nazioni partner di eseguire missioni, corsi di formazione, esercitazioni, tutta una serie di attività internazionali", se qualcuno avesse ancora dubbi sulla permanenza americana senza limite in Afghanistan, che non è più un paese ma una base Usa.

A Faulk fa eco Muhammad Azimy, capitano dell'Air Force afghana nonché pilota del C-130 addestrato, come tutto il personale addetto ai C-130, dai piloti ai meccanici eccetera, negli Stati Uniti: " L'Afghanistan ha bisogno di svolgere più missioni, con la flotta di C-130, tutto quello che con gli elicotteri si faceva in più giorni, come lo spostamento veloce di truppe da un punto all'altro e rientro, ora sarà possibile in poche ore". 

Strana sensazione, tutto questo, per chi conosce, o forse conosceva, quella gente, per uno storico ancor più strana. Non si riesce a capire chi ci si trovi davanti, a chi ci si riferisca, di chi si stia parlando e chi stia parlando, non si riesce a distinguere se siano afghani o marionette di. Eppure altro ci risulta, ancora, oggi, ora, ci risultano intenzioni di libertà, ad esempio, nazionalismo, indipendenza, desiderio di emancipazione che sia nazionale, senza intrusioni esterne. E questo non per estremismi di fede o fac- simili, ma per consapevolezza di identità nazionale, patriottismo potremmo anche chiamarlo. E ci risulta provenire da forze giovani, di istruzione alta, di emancipazione alta, come in una nostra pagina di qualche mese fa abbiamo accennato a proposito del Partito Nazionale Afghanistan Unito, ma questo non si dice e forse neppure lo si sa, così come non si sottolinea la discrepanza, l'incoerenza tra le violenze compiute nel mese di Ramadan all'interno del circuito musulmano, per di più da studenti coranici che dovrebbero essere ligi all'osservanza delle parole coraniche riportate all'inizio di questa pagina, e il Ramadan tutto, i suoi contenuti. E interrogandoci sulla "recrudescenza di primavera" o "offensiva" come la si voglia chiamare, di cui sopra, proprio in concomitanza con il Ramadan, ci si chiede come sia possibile non rendersi conto che la logica usata nelle motivazioni di tutto questo è una logica occidentale, appartiene al pensiero razionale tipico d'occidente. Come avesse un marchio.

Ma forse la capacità di distinzione del pensiero, della sua logica, tra l'occidentale e l'orientale, è chiedere troppo, prevede una conoscenza del proprio pensiero, innanzi tutto, una consapevolezza che non risulta essere cosa comune tra noi, o almeno tra i più di noi, e richiede una conoscenza di quelle culture, che sono essenzialmente diverse dalla nostra, non arretrate, diverse con modi, storia, tempi diversi. 
Così continuiamo a muoverci, a riportare, a interpretare esclusivamente secondo noi stessi,  ma è un vizio antico di millenni tranne periodiche e singolari, pur se numerose, eccezioni, in tal guisa a credere alle innumerevoli fandonie che ci vengono propinate o che supponiamo di vedere o di capire, che poi si fanno opinione, a volte certezza, mentre continuiamo a non andare oltre il nostro stesso naso, per usare un'espressione gergale. 
Ma chiudiamo questa pagina con augurale rispetto verso questo mese del Ramadan ricordando anche tutti quei musulmani che giungono sulle nostre coste, in questo nostro mondo, anche dall'Afghanistan, che siano accolti, rifiutati o che, in fondo al mare, non giungeranno mai: 
Possa la Benedizione di Allah risplendere su di voi! 

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