Politica e stranieri

Renzi brandisce la cultura contro il terrorismo, urge qualche spiegazione in proposito

Cosa intende dire il premier e soprattutto come pensa di farlo? E quale cultura, e come ritiene di gestire a tanto celebrata integrazione'

di Gianfranco de Turris

Renzi brandisce la cultura contro il terrorismo, urge qualche spiegazione in proposito

Cultura in scatola contro il terrorismo islamico?

Il Venditore di Aria Fritta che ci governa, al secolo Matteo Renzi, ha detto che la riposta al terrorismo (islamico) deve essere “culturale”, ma essendo anche un Spacciatore di Fumo non è entrato nel merito, non ci ha specificato cosa intende dire con la parola “cultura” che tanto fa fremere i nostri politici e i nostri intellettuali.

Bisogna infatti esattamente capire che si intende con essa. Intanto è certa una cosa su cui molti sorvolano presi dalla emozione delle stragi, ma anche perché non vogliono pensarci su più di tanto. Tutti gli attentatori suicidi (basta per carità chiamarli kamikaze, anche a destra! furono dei nobili eroi che difendevano la loro patria attaccando in guerra navi militari nemiche non inermi cittadini) sono islamici nati e cresciuti in Europa, addirittura di seconda o terza generazione. Vale a dire uomini e donne che avrebbero dovuto assorbire la nostra cultura in tutto o in parte. Non l’hanno assorbita per nulla, anzi la odiano e si uccidono e uccidono proprio per questo. Il che vuol dire una cosa sola: dopo decenni il multiculturalismo, o la integrazione, per costoro sono falliti. E lo si sapeva già dagli attentati su metro e bus di Londra del luglio 2005 - dieci anni fa! - con 52 morti e 700 feriti, assai più di quelli di Bruxelles che fanno piangere la signora Mogherini, ma nessuno ha voluto farci i conti, pensarci su, correre ai ripari.

Quindi che cosa s’intende, cosa intende  Renzi con “cultura” visto che l’ “integrazione” continua a mostrarsi in modo evidente  un fallimento nonostante siano trascorsi due lustri da allora?

In teoria si dovrebbe intendere che occorre rafforzare la nostra cultura, i nostri valori, proprio quelli cui gli estremisti islamici non credono affatto. Però non è detto che la cultura occidentale e i valori illuministi cui mena ancora adesso vanto siano i migliori in assoluto, anzi… Però sta di fatto che, a lume di logica e ragione, una comunità di stranieri che vive in una nazione che non è la sua, pur restando radicata ai propri sentimenti culturali e religiosi come può essere appunto quella musulmana che ne ha di fortissimi, non può non accettare e non adeguarsi a quelli della nazione che li ospita, seguire le sue leggi codificate, rispettare i codici, non pretendere di essere esentata da tutto ciò, di vivere in enclave autonome e quasi  legibus solutae, e pretendere di imporci i propri valori, regole, leggi. Per gli italiani vale il Codice Civile e Penale, vale la Costituzione, per loro invece vale, tanto per dire, solo la Sharia.

Le intoccabili star del giornalismo italiano politicamente corretto scrivono libri sulle orde degli emigrati italiani che invasero Nord e Sud America per sostenere che anche noi siano stati migranti e quindi non possiamo discriminare, rifiutare l’accoglienza. Dimenticano di sottolineare, però, che i nostri che giunsero ad esempio negli Stati Uniti pur conservando alcune loro specificità e abitudini non respinsero leggi, regole e costumi locali, non si considerarono legibus soluti facendo il proprio comodo, e quando lo fecero - vedi criminalità organizzata – furono mazzolati ben bene. Accettarono le regole del Paese che li ospitava e contribuirono alla sua crescita.

Questo significherebbe una convivenza civile, ma ciò non sembra avvenire e proprio con la complicità di politici, magistratura, enti e persone con responsabilità amministrative (sindaci, assessori, prefetti, dirigenti scolastici ecc.). Il principio del reciproco rispetto non esiste soprattutto in Italia, per evidente paura e per quella malattia cronica a terminale dell’Occidente che è il politicamente corretto buonista. Ce ne sono prove tutti i santi giorni che fanno rizzare i capelli in testa.

Dal giudice che avalla l’acquisto della moglie all’estero alla poligamia nei fatti accettata (della poliandria non sappiamo), dalla proibizione del crocifisso, del presepe, dei canti natalizi per non “offendere” coloro che cristiani non sono (in realtà solo i musulmani, dato che induisti, buddhisti ecc. non hanno mai creato problemi) all’inscatolamento delle statue classiche dato che sono ignude, dall’insegnamento del’arabo agli alunni italiani per favorire l’ “accoglienza” e non l’insegnamento dell’italiano agli alunni arabi per favorire l’inserimento scolastico, sociale e lavorativo. Non solo. Quel che è peggio è che si assiste ad una auto-castrazione delle proprie tradizioni come, in questi giorni, l’opposizione di dirigenti, docenti e addirittura genitori, alla benedizione pasquale delle scuole, in nome si dice della “laicità dello Stato” che, fatto grottesco e contraddittorio, dato che non vale se ci si riferisce ad altre religioni, come appunto l’islamismo. Allora la “laicità” non conta. Insomma, siamo noi, la nostra cultura, la nostra religione e le nostre leggi che si devono adeguare a loro, e non sono loro che si devono adeguare a noi, in quanto ospiti. L’impressione angosciante è che siamo di fronte ad un progressivo smantellamento della nostra identità di fronte ad una assai più forte, invece che ad un suo rafforzamento.

Il che è un vero e proprio suicidio culturale e religioso dell’Occidente e dell’Italia in particolare. Si capisce allora il motivo per cui dagli attentati  del 2005 a quelli di Parigi del 2015 e di Bruxelles del 2016 non si sia fatto alcun passo avanti, di certo parecchi passi indietro. Si è fatto sempre peggio nell’abbandonare la propria identità culturale in favore di quella altrui, che non si deve reprimere certo, ma disciplinare perché non ci si rivolti contro, perché non si covi una serpe in seno.

Ecco allora che vorremmo sapere dal Venditore di Aria Fritta di quale “cultura” va parlando. Quella rinunciataria, della resa  incondizionata e della sottomissione, delle lacrime, dei lumini e  dei gessetti, o quella della affermazione e della identità, della fermezza e delle regole che valgono per tutti? Urge risposta. Precisa. Puntuale. Chiara. Senza equivoci.

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