Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
si organizzano i referendum su importanti temi
come quello dell’immigrazione di massa? Nei paesi di punta della grande
tradizione democratica europea? Niente affatto, si organizzano in Ungheria.
Orban: drôle de dictateur, un dittatore che
organizza referendum. Che i tiranni dipinti dai media occidentali (Orban,
appunto, e Putin) siano diventati i più democratici di tutti? Forse sì.
In Francia se ne parla moltissimo, si discute, si
dibatte, ma non si vota.
Pas question
di chiedere cosa pensi o voglia la gente, dalla Rivoluzione in poi, la volonté générale appartiene alle élites, non al popolo.
L’accoglienza dei migranti, che comporta costi sanguinosi
per le finanze di un paese dove aumentano vertiginosamente i disoccupati, i
poveri, quelli che non trovano casa, che non ne possono più della criminalità
dilagante, fa discutere. In Francia, ovunque: tutta l’Europa si divide sulla
questione migratoria.
Ovunque la stessa retorica e la stesse polemiche … e gli stessi insulti.
Con l’Ue che spinge (sdraiata di fronte ai diktat USA)
per un’accoglienza illimitata e incondizionata, e la sinistra con le sue élites
mediatiche…anche.
Chi osa proporre modelli e soluzioni differenti (come
Orban) a tutela della nazione, è trattato da fascista…chi alza la mano per far
notare i disastri sociali ed economici del multiculturalismo e
dall’immigrazione di massa…anche.
Fascisti ovunque …la solita storia.
Il metodo della sinistra è sempre lo stesso: le tesi
di chi si oppone al pensiero unico politicamente corretto non si discutono
bensì si squalificano: fascisti! reazionari! Etichette buone per tutte
le stagioni.
Di fronte alle élites mondialiste ed europeiste e alle
loro continue ingerenze sulla politica interna, il popolo francese ha ormai
chiaro che il problema fondamentale di fronte alle questioni sollevate dai
flussi migratori, non è più quello della sovranità bensì quello dell’identità.
La Francia è in ebollizione, e nel territorio nessun
Comune (cioè nessuna comunità) è più disposto ad accettare ulteriori quote di
migranti. Perché? Razzismo? Non scherziamo, la Francia ha da sempre accolto
tantissimi immigrati e accoglie ancora a braccia aperte tantissimi italiani (io,
ad esempio), portoghesi, e altri cittadini europei.
Ma quando si parla di immigrati di cultura islamica, è
tutta un’altra storia, e i francesi lo sanno:
l’arrivo di dieci richiedenti asilo è ragionevole, di
mille immigrati è ragionevole.
Ma far entrare un milione di richiedenti asilo e
milioni di immigrati, provenienti da culture impossibili da assimilare, in
quanto cariche di un disprezzo ideologico irriducibile nei confronti della
Francia, vuol dire correre il rischio di perdere la propria identità.
Cosa vuol dire perdere la propria identità?
Un esempio: nel XVIII secolo la Polonia (spolpata
dalle “tre aquile”, Russia, Prussia e Austria) perse la propria sovranità, ma
non la propria identità di paese cattolico, così il popolo polacco ha
resistito, e resiste e vive ancora oggi.
Invece in Francia, nelle periferie, scuole, ospedali,
vi è un altro popolo che afferma la propria identità contro quella francese e
mira ad ottenere pari dignità di fronte alla legge (menù halal alla mensa,
minareti con muezzin, burkini, poligamia, velo integrale, apologetica islamica
nei manuali scolastici, arabo a scuola, medici donne per le loro donne negli
ospedali): l’islam.
E cosa fa il governo francese da trent’anni a questa
parte? Dissolve nel nulla l’identità francese (lingua, religione, cultura,
gastronomia, etc.) convinto di poter così indurre i nuovi arrivati ad
integrarsi in un una nuova koinè repubblicana (un po’ come vorrebbero fare in
Italia i sinistroidi partigiani del “via i crocifissi dalle scuole, via le
opere d’arte scandalose, via i presepi, più moschee!”, etc.). Risultato? il
disastro. L’Islam avanza compatto, il comunitarismo dilaga, mentre la Francia
si “suicida”, come afferma l’intellettuale di destra Eric Zemmour (ovviamente
bollato come fascista…).
È ormai chiaro a tutti quale sarà la parola chiave
della campagna elettorale (appena iniziata) per l’elezione del Président la
République del 2017: identità. Tutti i candidati ormai ne parlano,
strumentalizzando più che altro (vedi Sarkozy), ma nessuno ha il coraggio di
proporre soluzioni concrete. Ad avviso di chi scrive nemmeno il tanto discusso Front
National ha le carte in regola per dare al paese la svolta necessaria.
Dopo quarant’anni di inesorabile de-cristianizzazione
del paese e di cataclismi culturali, per la Francia è arrivato il momento di
fare i conti con il problema dell’identità nazionale. Trovare la forza per
pretendere l’assimilazione incondizionata degli immigrati islamici…oppure
scomparire.
Il dibattito c’è, si discute, il popolo vorrebbe anche
dire la sua e gli intellettuali che denunciano il disastro non mancano.
Tuttavia, l’impressione è che ormai i buoi siano
usciti dal recinto…
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