OPERA DI FIRENZE

LA DIDONE ABBANDONATA: ritorno di un'opera dopo quasi tre secoli

Al teatro Goldoni di Firenze prima esecuzione in tempi moderni di un'opera di Leonardo Vinci, su un celebre testo di Metastasio.

di Domenico Del Nero

LA DIDONE ABBANDONATA: ritorno di un'opera dopo quasi tre secoli

Un gennaio davvero ricco di spettacoli,  per l’Opera di Firenze: dal Barocco ( o meglio, metastasiano) Didone abbandonata al contemporaneo  Il viaggio di Roberto, attraverso quella summa (e capolavoro) del grand –opera ottocentesco che è il Faust di Charles Gounod; e da non dimenticare, ovviamente, il secondo, attesissimo appuntamento con il Signore degli Anelli: il 27 e 28 gennaio, al Mandela Forum, proiezione de Le due Torri , con esecuzione dal vivo delle splendide musiche da parte dell’orchestra e ecoro del maggio Musicale Fiorentino.  Il primo episodio, la Compagnia dell’Anello, fu un più che meritato trionfo.

Si apre con il Barocco, o meglio con l’opera riformata da Metastasio  (in realtà, la “riforma metastasiana” era stata iniziata già da Apostolo Zeno e da altri poeti) con un titolo che riemerge, è il caso di dirlo, dalla notte dei tempi: Didone abbandonata di Leonardo Vinci, compositore oggi poco noto anche al pubblico più raffinato (e da non confondersi, come qualcuno fa, con il pur geniale e versatile genio toscano!). Leonardo (Leo)  Vinci (1690 – 1730) è infatti un importante esponente  di quella “scuola napoletana” che ebbe tra i suoi massimi artisti Cimarosa e Paisiello, ma il cui influsso sull’opera italiana (e non solo) del settecento e primo ottocento è stato determinante.

Didone abbandonata, che esordirà domenica, per la prima volta in tempi moderni, al teatro Goldoni, è stata presentata oggi in un conferenza stampa cui hanno partecipato Il coordinatore artistico del teatro dell’opera Pierangelo Conte, il responsabile della promozione culturale e formazione del nuovo pubblico Giovanni Vitali, il  direttore d’orchestra Carlo Ipata e la regista Deda Cristina Colonna. Un appuntamento davvero interessante, che ha spiegato con grande competenza le caratteristiche e il valore di un titolo che, come purtroppo tantissimi di quel repertorio, si era letteralmente smarrito nell’oblio.

“Si tratta di un mese davvero ricco di appuntamenti, dal  Barocco al contemporaneo, che rientra nella strategia del teatro di aprirsi a un pubblico più vasto e articolato possibile. Questo spettacolo, coproduzione con Auser Musici e il Verdi di Pisa, riporta nella programmazione del teatro l’Opera Barocca.  Il nostro obiettivo ambizioso è di riuscire ad arrivare ad una offerta quotidiana o quasi di tipo diverso, per varie fasce di pubblico” ha dichiarato Conte, mentre Giovanni Vitali ha sottolineato l’importanza e la perfetta idoneità del teatro Goldoni per questo genere di spettacolo; un teatro che proprio nel 2017 compie due secoli di vita e questa circostanza verrà poi adeguatamente celebrata e illustrata. Anche se Vinci, ha ricordato Vitali, non ebbe particolari legami con i teatri fiorentini del suo tempo, il suo nome è comunque legato alla storia del Maggio per una ripresa memorabile, nel 1978, di uno dei suoi capolavori comici, Le Zite in Galera.

Carlo Ipata è un direttore d’orchestra specialista nel teatro barocco e settecentesco : sua è tra l’altro la direzione e la registrazione delBajazet di Francesco Gasparini, (1719) uno dei tanti lavori musicali legati alla figura di Tamerlano, altra opera di grande pregio e interesse finita  nell’oblio come il suo autore.  Ipata ha ricostruito la “genealogia” della Didone: il libretto fu scritto da Metastasio per essere musicato e rappresentato al teatro San Bartolomeo di Napoli nel 1724 per la musica di Domenico Sarro. Non si trattava certo del primo soggetto ispirato alla vicenda dell’infelice regina cartaginese, presente sulle scene sin dal 1642  per la musica di Francesco Cavalli su libretto di Giovan Francesco Busenello; fra le varie elaborazioni precedenti della leggenda, basti ricordare il caplavoro di PurcellDido and Aeneas (1689), anch’esso tra l’atro ripreso di recente al Goldoni dall’Opera di Firenze.  

Il testo di Metastasio fu il primi libretto di notevole valore del futuro poeta cesareo; sicuramente il primo in cui il poeta applicò con efficacia quella “riforma” del melodramma che porta il suo nome, anche se non deve essere ascritta interamente a lui. Già a Napoli dunque il poeta operò in stretto contatto e sintonia con la compagnia di canto e con il musicista, anche se l’interesse per il testo superò poi di gran lunga quello per la musica.

Due anni dopo, lo stesso testo fu proposto a Roma per un altro compositore, secondo una prassi comunissima all’epoca, presso il teatro Aliberti detto anche “delle Dame”. Qui Metastasio dovette tra l’atro fare i conti con il veto papale alle donne sul palcoscenico, per cui i ruoli femminili furono affidati ai “sopranisti”, ovvero ai castrati. Anche in quell’occasione il poeta operò in stretta sintonia con la compagnia di canto, peraltro di  notevole valore, e con il compositore. In questo caso però la musica ha un valore non certo secondario, anche se sempre subordinato a sottolineare la parole poetica e il dramma: “La musica di Vinci ricopre il testo con grande immediatezza, sottolineando sia la parola sia quello che c’è dietro. Ovviamente non si esce da questo concetto,nessuna concessione ai cantanti. Nella collaborazione con Vinci, questo ideale di musica strettamente legata al testo è compiutamente realizzato” – ha sottolineato Ipata aggiungendo: “ Vinci ha una vena melodica straordinaria: non soltanto nelle arie, che costruisce abilmente in tutte le tipologie, ma anche nei recitativi accompagnati, in cui dà prova di una straordinaria varietà e mobilità. Notevole anche il finale dell’opera, drammatico e straordinariamente moderno, che non per nulla non fu capito né particolarmente gradito dai suoi contempoanrei.”

La regista Deda Cristina Colonna ha  poi annunciato i criteri di lettura dello spettacolo: una regia scabra ed essenziale, che mira molto allo scavo psicologico di questo personaggio straordinario che è Didone. Uno spettacolo “storicamente informato”, attento alla gestualità e al meccanismo scenico, che insiste in particolare sul tema dell’ombra.

Un evento dunque di grande interesse, da non perdere. Prima rappresentazione domenica 8 gennaio (ore 15,30); repliche martedì 10 e giovedì 12 (ore 20.) A marzo, con lo stesso cast, replica al Verdi di Pisa.


Regia
Deda Cristina Colonna

Scene
Gabriele Vanzini

Costumi
Monica Iacuzzo

Luci
Vincenzo Rapon

Clavicembalo
Alessandra Artifoni

Tiorba
Giovanni Bellini

Didone

Roberta Mameli

Enea
Carlo Allemano

Iarba
Raffaele Pe

Selene
Gabriella Costa

Araspe
Marta Pluda

Osmida
Giada Frasconi

Impianto d'ombre
Compagnia Altretracce:
Fabio Bellitti, Mario Sebastiano Di Bella, Massimo Arbarello

Orchestra del  Maggio Musicale Fiorentino- Direttore CARLO IPATA

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