Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
L'immagine si riferisce alla prova generale ( Foto Michele Borzoni, TerraProjcet)
La serata non inizia
sotto buoni auspici. Il diavolo la coda ce l’ha messa davvero, per guastare un nuovo appuntamento con la cultura
e con l’eccellenza musicale toscana: uno sciopero, indetto da alcune sigle
sindacali con l’evidente obiettivo di sabotare la prima tanto attesa del Faust
di Charles Gounod. 1)
Il pubblico, all’inizio, la prende male. Alcuni decidono di accettare l’offerta del teatro di cambiare biglietto: i vuoti si registrano sopratuttto in platea. Perché lo spettacolo si farà, l’orchestra e il coro ci sono e solisti ovviamente anche. Mancano però i tecinici, per cui “salta” il gioco delle luci, i cambi di scena, i costumi. Un vero peccato perché tra l’altro l’allestimento è molto bello, come emerge anche da quel poco che si riesca a vedere.
La motivazione? Sempre i licenziamenti – 28 in tutto – che la Fondazione è stata obbligata ad attuare e per i quali ha peraltro assicurato sia pur con la riassunzione in Ales, società del Mibact, e con un incentivo all’esodo volontario di 3.000 euro a persona. Soprattutto di questi tempi, c’è chi è messo decisamente peggio.
Ma parte dei sindacati non ci sta. Questa è una recensione e non un articolo a carattere socio economico; ma, fermo restando il diritto alla tutela del posto di lavoro e anche – come ha ricordato lo stesso Sovrintendente Francesco Bianchi - il diritto di sciopero, si è trattato di una mossa davvero stonata e fuori luogo, perché in questo modo si rischia di affossare il teatro stesso e di privarlo di quella credibilità che ha faticosamente ricuperato in questi ultimi anni. Bianchi è salito sul palco prima dell’inizio dello spettacolo e spiega con grande chiarezza e dignità le ragioni della Fondazione, a parere di chi scrive del tutto condivisibili.
Inoltre, si può dire
senz’altro che il tentativo di boicottaggio sia fallito, perché la mancanza dei
cambi di scena (è sempre rimasta quella, peraltro bellissima, della porta d’ingresso
della città con la taverna) dei costumi
e della coreografia hanno permesso di apprezzare ulteriormente il livello,
davvero eccezionale, della musica: dell’orchestra, del coro, dei cantanti. Sin
dalle prime note si sono placati malumori e brontolii, e il pubblico si è
lasciato incantare da uno spettacolo …. diabolicamente seducente. insomma, per dirla con Verlaine: de la musique avant toute chose.
L’orchestra e il coro, prima di tutto, hanno dato davvero il meglio di sé (ma questa non è una novità). Pregevolissima la direzione del maestro Juraj Valčuha, giovane direttore slovacco (classe 1976) di grande spessore e dal curriculum davvero di primo piano. Peccato solo per alcuni tagli che però si sono probabilmente resi necessari per ragioni di tempo. Il maestro è riuscito a rendere la grande ricchezza di colori e di effetti di questa partitura: grandeurda grand opera, con una esecuzione scattante e coinvolgente dei ballabili, dei cori e della marce militari; ma il tutto in modo sempre sorvegliato e con grande equilibrio, sottolineando perfettamente i languori sentimentali, la forza drammatica, i tratti elegiaci e anche alcuni passaggi inquietanti legati soprattutto al personaggio di Mefistofele. Una lettura di grande dinamismo, senza cali o tentennamenti: tutto è movimento costante e coinvolgente. Magnifico il coro guidato come sempre in modo impeccabile da Lorenzo Fratini, sia nei momenti più scanzonati che in quelli più solenni: di grande effetto apoteosi finale Gloire immortelle.
Davvero encomiabili anche i solisti, che hanno cercato anche di animare la scena con un minimo di recitazione.
Il tenore Wookyung Kim è stato un Faust dotato di un bel timbro e di una vocalità robusta, con acuti e mezze voci davvero pregevoli. Carmela Remigio dà vita a una margherita asciutta e drammatica, senza bamboleggiamenti o leziosaggini. Sul piano vocale, delizioso il fraseggio e ottima la dizione, voce chiara e potente, con piena padronanza delle agilità nella “aria dei gioielli” ma anche nelle scene più intense e drammatiche, come nel finale. Molto interessante anche il Mefistofele del basso- baritono Paul Gay, insinuante e crudele ma anche “diabolicamente” ironico. Gay ha presentato una notevole gamma di colori; del resto, la vocalità di Mefistofele conosce momenti diversi, come il basso da “grand opéra” del primo atto e il basso cantante da “opéra comique” della Danza del vitello d'oro del secondo. Di buon livello anche gli altri ruoli, in particolare Siebel, il giovane innamorato di Margherita, interpretato da Laura Verrecchia con una bella e fresca vocalità da mezzosoprano leggero.
Insomma, spettacolo decisamente da non perdere, con o senza scene.
Repliche:
Dom 22 gennaio, ore 15:30
Mar 24 gennaio, ore 20:00
Mar 31 gennaio, ore 20:00
Ven 3 febbraio, ore 20:00
1) Per la presentazione dello spettacolo, cfr http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=8647&categoria=1&sezione=8&rubrica=
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