Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
In questa puntata diamo spazio, grazie all’oste della malora, al più antico piatto di Pistoia, Il Carcerato.
Checco, dall’alto della sua esperienza, la fa veramente da padrone nello spiegare in tono professorale la genesi storica di questa portata.
Ve ne diamo ampio racconto in seguito, quando andremo a definire la sua composizione gastronomica.
C’è, però, subito da puntualizzare che il nostro esperto ristoratore tiene ad informare che “ fare il carcerato in casa oggi è da matti:ci vole più di una giornata fra lavallo e preparallo…”
Insomma, da grande conoscitore della res culinariae avverte che non è un lavoretto facile, né tantomeno sbrigativo.
In una sezione a parte di questa rivista, abbiamo parlato di Lucrezia Borgia, accennando in primis al padre Rodrigo, divenuto Papa Alessandro VI nel 1492.
Bene, cari lettori, se la storiografia è ormai concorde nel ritenere che l’immorale condotta di vita di quest’uomo fosse caratterizzata da un furibondo erotismo e da un’ininterrotta ricerca del godimento puro, va si ascritto a suo merito la totale accettazione di qualsiasi pietanza fosse a lui presentata.
Il piatto preferito da questo Papa sui generis era lo stesso che veniva consegnato ai carcerati delle prigioni clericali, ossia una ciotola di pane raffermo, acqua ed interiora di vitello aggiunte a frattaglie di diverse parti dello stomaco. La differenza notevole, coi prigionieri, si notava nella bevanda che accompagnava questo povero piatto: Rodrigo bagnava il gargarozzocon un vinello di Montepulciano fatto arrivare appositamente per lui dalla Toscana; gli altri bevevano dell’ottima acqua, con ratti annessi, del Tevere.
A parte questa nota storica, e ritornando immantinente all’ “oste della malora, terrei a significare le mie svariate apparizioni nella sua osteria, quasi sempre per pranzi di lavoro. All’interno si gode un’atmosfera accogliente, un servizio impeccabile, velocità nel preparare i piatti e massima attenzione agli ingredienti.
Il menu è sempre ricco e vario, ma molto spesso i consigli del titolare -per qualche portata di stagione- valgono proprio la pena di essere ascoltati e provati!
Sotto le alte vette delle montagne pistoiesi, quasi nascosta dall’abbraccio rigoglioso degli alberi cittadini, ecco un’ osteria di valore, ove il consiglio mio è di entrarci subito, scegliendo dal suo infinito menu, la portata che ti ingolosisce di più!
Ecco, fossi un critico gastronomico, definirei così il locale del mio amico Checco.
Alla prossima puntata…ma prima vogliate gradire quanto segue:
- ESTRATTO DE "IL CARCERATO... E LA SU' STORIA"
Inserito da santino il 18/04/2012 17:56:14
Ristorante da provare, allora
Inserito da PAT il 18/04/2012 15:52:48
MADONNA SANTA... MA DOVE SI TROVA QUESTO CHECCO...NON CI SONO MAI STATA COME MAI?... E...NON CAPICSCO COSA CI SIA DI DIVERTENTE NEL PARALLELO TRA IL PASTO DEL PAPA E QUELLO DEI CARCERATI...A ME NON DIVERTE AFFATTO CHE SIA ESISITITO UN UOMO COME LUI...
Inserito da Loredana il 18/04/2012 15:29:21
..divertentissimo il parallelo tra il pasto del Papa e quello dei carcerati!