Editoriale

La bussola non segna più il nord, rimangono le stelle per tentare di orientarsi nel cammino

La destra forse non era Itaca, o magari Itaca non è la destra, forse la destra non esiste, ma noi ci siamo e abbiamo un dovere di testimonianza e verso le nuove generazioni

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

ari Amici, prima di tutto grazie, grazie a tutti voi che siete intervenuti nel dibattito aperto da Marcello Veneziani sul Ritorno a Itaca, e grazie anche a tutti coloro che ancora interverranno, perché la faccenda non finisce qui, almeno spero.

Leggendo i vostri interventi mi rendo conto di dovere qualche spiegazione ai lettori e a quanti ho coinvolto in questo confronto.

Chi mi conosce sa che non ho particolare interesse per la politica, non mi è mai piaciuto essere indentificata secondo un’etichetta prestampata, anche se altri l’ hanno fatto per potermi agevolmente collocare, giudicare e magari allontanarmi o includermi. Ho sempre pensato che uno studioso, un intellettuale come un’artista o un poeta non possa essere organico a niente se non all’onestà del proprio impegno (secondo possibilità e capacità).

Vorrei dire che l’unica fedeltà che mi è stato insegnato a osservare è stata al bello e al vero, ma qui si aprirebbe un lungo e complicato discorso estetico-ideologico, e per adesso non è il caso.

Allora, per rimanere a qualcosa di più facilmente spendibile in poche righe, mi limito alla lealtà nei confronti dell’intelligenza, ove la incontri, è quanto cerco di osservare con rigore.

La lealtà all’intelligenza porta con sé l’amicizia, ecco cari lettori come deve essere interpretato il ripetuto richiamo all’amicizia che Solinas, Croppi e altri hanno invocato nell’intervenire in questo dibattito.

Gli amici che hanno scritto e che scrivono, anche di altri argomenti, nelle pagine di Totalità, non sono semplici sodali in un percorso comune, né sono intellettuali, studiosi, giornalisti ai quali mi lega una totale condivisione di idee, progetti, visione del mondo o estetica.

Anzi, forse dovrei riconoscere onestamente di non avere un idem sentire con nessuno di loro in maniera totale e assoluta. Ma non è questo che conta, non più, non adesso, non ad un’età ormai matura, non in questi tempi di sfascio generale e irrimediabile.

Conta l’intelligenza, in senso etimologico e culturale (non quella dei Q.I. numericamente classificabile), la capacità di capire, di disporsi in atteggiamento inclusivo nei confronti di quanto ci accade intorno.

Comprendere, nel senso di accogliere e discernere è l’unica arma che ci resta quando tutti i punti di riferimento, le idee (e non solo le ideologie), i sistemi politici, culturali, civili, etici e morali sono venuti meno.

Totalità è nata per questo, per includere e non per escludere, per capire confrontandosi, per dibattere fra persone che nella diversità, magari nella contrapposizione, addirittura nella polemica, si trovino sul terreno comune dell’intelligenza per mettere a disposizione di chi fosse interessato il frutto dell’esperienza. Esperienza da intendersi, secondo la lezione di S. Agostino, come portatrice di significati.

Già, i significati, che poi sarebbe come dire valori, dove sono? quali sono? Come li adattiamo al tempo presente?

Dagli interventi pubblicati su Totalità, un paio di cose mi paiono chiare: è sentire comune, di chi propone Itaca e di chi la rifiuta, la consapevolezza di vivere in un periodo di “fine”– possiamo chiamarlo annichilimento o dissoluzione, possiamo individuare i medesimi responsabili, o fare distinzioni secondo la contingenza storica.

È condivisa, inoltre, la percezione che si sono rivoluzionate le regole del gioco costringendoci alla contraddizione costante, ossimoro strutturale lo chiama Solinas, confusione di valori, chiamatelo come volete, però è certo che nessuno di noi ha più una bussola che segni il nord fisso, a meno di volerci sottrarre al tempo e alla storia ignorando che dobbiamo fare i conti con la clonazione, con le coppie di fatto, con la bioetica, e con lo spread (che significa primato della finanza sull’economia, e dunque del virtuale sul reale).

E con tutta una serie di soggetti etico-civili che fino al secolo scorso avevano una risposta univoca secondo le ideologie (ivi compresa la religione) e che oggi si sottraggono a tutto chiedendo strumenti di confronto che non ci appartengono, che stentiamo a individuare, che necessitano di essere maneggiati con cura per quanto sono esplosivi e potenzialmente mortali.

Veneziani, utilizzando una suggestione di Renato Besana, ha lanciato per primo l’appello alle donne e agli uomini che fino ad un certo punto si potevano più o meno vagamente, con maggiore o minore convinzione e entusiasmo riconoscere nella destra, a tornare a Itaca.

Itaca certo è una metafora, le metafore possono piacere o non piacere, possono essere azzeccate o meno, possono anche essere fuorvianti. Nello stesso modo destra è una definizione ormai priva di significato, di contenuti, di valori, di tutto . Cardini giustamente ci fa riflettere, quanto e come debba essere rivista anche storicamente. In attesa di risemantizzare un lessico consumato e tradito dall’uso teniamoci il termine destra senza impiccarci ad essa e col proposito di riempirlo di qualcosa tanto è ormai svuotato di tutto.

Come Cardini, a quel furbacchione di Ulisse preferisco Ettore che si batte contro l’invincibile Achille dal quale sarà straziato senza pietà. Ai greci vincitori preferisco i destinati troiani. Però riconosco a Ulisse la modernità che Dante celebra nell’Inferno, pur non potendo salvare il consigliere fraudolento e l’ardimentoso navigatore che riprende il mare per varcare le colonne d’Ercole sfidando gli dei, il sommo poeta lo incorona di gloria attraverso la poesia. L’arte riscatta il peccato, non oblitera la punizione ma celebra l’intelligenza. Per Dante la poesia non è finalizzata ad un “libera tutti” in nome della suggestione e del fascino dell’umana comprensione e compassione (si pensi a Paolo e Francesca) della trasgressione, ma è una sorta di sintesi fra umano e divino nel rispetto del dogma, della morale o dell’etica.

Come Cardini e Solinas sono stata tentata di rimanere nella rassicurante per quanto dolorosa compagnia nell’oltre del marito di Andromaca e padre di Astianatte. La pace dei cimiteri è tanto più seduttiva del chiasso volgare delle città.

Poi un giorno di Natale di due anni fa mia nipote, allora diciassettenne, rispose alla mia pessimistica visione del mondo e dei giovani –che, attraverso di lei, rimproveravo di essere inconcludenti, disinteressati, privi di mordente, di ideali, superficiali e presuntuosi– chiedendomi come poteva essere diversamente se anche io mi ero sottratta a ogni impegno.

Chi ci deve insegnare? quali sono i maestri? i punti di riferimento? le letture con cui nutrire i valori che ci insegnano in famiglia (quando ce sia una che lo faccia)?

Così nacque Totalità e così credo sia nata l’idea di Itaca, o quanto meno questo è il significato che personalmente le attribuisco.

E allora cari Amici e cari Lettori non stupitevi se non solo accogliamo, ma addirittura cerchiamo, sollecitiamo pareri contrastanti, magari aspri. Non abbiamo più una bussola che ci guidi, ma le stelle per fortuna rimangono immobili nella volta celeste e nelle notti senza luna segnano il cammino.

Si tratta di reimparare a riconoscere le costellazioni, le posizioni, magari ad improvvisare un artigianale sestante per fare il punto sulla posizione. E perciò che ci serve l’intelligenza, cioè l’esperienza, la capacità di riconoscere i significati.

Perciò ben vengano naviganti o stanziali, Itaca o la Troade.

Intanto abbiamo cominciato a sentire il suono di qualche nota, non diventerà una sinfonia perché non sono più i tempi, e neppure una marcetta, anche per quella i tempi sono consumati, basterebbe un motivetto armonico per non lasciarsi sommergere dal silenzio del nulla.

Leggi anche gli altri articoli sull'argomento

Veneziani : http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=1204&categoria=6&sezione=1

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Pennacchi:  http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=1260&categoria=6&sezione=1 

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Veneziani: http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=1301&categoria=6&sezione=1

Del Ninno: http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=1312&categoria=6&sezione=1

Croppi : http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=1317&categoria=6&sezione=1

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    4 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 04/07/2012 16:46:42

    Cara Bartolini, da lettore distaccato, ho seguito il dibattito iniziato dal bravo Marcello Veneziani. Personalmente mi sono formato sui giornali di centrodestra ma , da tempo, in quest'area, registro solo divisioni tra gli intellettuali. Gli stessi giornali di area si dimenticano anche di ricordare gli anniversari di tanti personaggi di quest'area, potrei fare tantissimi esempi. Ricordo , tempo fa, di aver protestato con "Panorama" per il mancato ricordo di Sergio Cotta, grande filosofo, in occasione della morte. La risposta, privata, di un vice direttore, mi pare Santilli, è stata che "il giornalismo è scelta".Fatto è che si discetta sul ritorno ad Itaca, come metafora, ma vedo intorno tanta confusione e, diciamolo, anche la divisione dei vari intellettuali di area. Forse sarebbe ora che nell'area di centrodestra si registrasse un'unità d'intenti, fermo restando che gli stessi partiti politici di area dovrebbero darsi una regolata sulle coerenze che mancano e sulle battagli da portare avanti. Una volta la scelta delle posizioni era anche legata alla politica estera o scelta di campo. Adesso tutti hanno scoperto l'Occidente e i distinguo non esistono o quasi. Ad ogni modo il compito degli intellettuali di centrodestra è di avere una linea comune e lottare per le idee nelle quali si crede, a costo di essere controcorrente, ma almeno coerenti con le battaglie da portare avanti. Il giornalismo lo considero non solo informazione ma anche formazione per le nuove generazioni, con richiamo ai valori che contano che sono da difendere o da conquistare con l'impegno e la coerenza. Giovanni Attinà

  • Inserito da PIERDO il 03/07/2012 12:35:30

    Innanzitutto complimenti. Complimenti per la testata on line, e soprattutto per aver dato il via ad un dibattito appassionante che ha coinvolto le più belle menti della nostra galassia. Ci voleva questa crisi così profonda per smuovere gli animi e le coscienze. Intanto mi presento Andreani Pier Domenico di Trevi in Umbria.Da piccolo sono cresciuto a pane olio e Borghese uno strumento di lotta politica di cui oggi si sente la mancanza con dei punti di riferimento eccezionali come suo Padre, il direttore Tedeschi e la grande Gianna preda.Poi a diciasette anni l'incontro con la Nuova Destra, una folgorazione.I miei fratelli maggiori,tutti i partecipanti a questo dibattito più Tarchi,Cabona, de Benoist ci aprivano ad un visione davvero stellare del mondo e della vita con spunti originali sebbene sempre radicati in una profonda visione del mondo che non si esauriva nel solo Fascismo ma pescava in tute le tradizioni.Poi la grande illusione di AN e successivamente del PDL,una classe politica superba autoreferenziale che non ha nè saputo nè voluto dare ascolto alle voci di profonda trasformazione che questo fantstico mondo culturale proponeva e continua a proporre.Anch'io come Lei ho sentito la nausea per un mondo di arrivisti e carrieristi poi,proprio come è capitato a Lei Lei,cara direttrice,sono stato coinvolto da mio figlio dicisettenne,affascinato dalla vitalità e dall'entusiasmo dei ragazzi di Casa Pound.Musica,attività politica su temi pratici,la volontà di confrontarsi con il mondo a 360° mi hanno coinvolto e mi fanno dire che per chi vuole impegnrasi c'è sempre un approdo,sia esso Itaca,Troia o Andromeda.Oggi più che mai abbiamo bisogno di tutti i nostri Maestri,alla loro capacità di infrangere il velo di menzogne che ogni giorno ci viene confezionato.Per vincere la battaglia della bellezza,della verità e della originalità abbiamo bisogno di tutti Voi. Quindi Vi ringrazio tutti di cuore per gli insegnamenti che ci offrite e che continuate ogni giorno a proporre. Un abbraccio affettuoso vostro Pier Domenico Andreani Via Chiesa Nuova,65 06039 Trevi Pg Cell.3341942812

  • Inserito da Enrico Paolieri il 02/07/2012 13:34:54

    Forza e coraggio, la strada è impervia, ma la volontà dev'esser forte.

  • Inserito da Gian Galeazzo Tesei il 30/06/2012 20:05:02

    Brava, Direttore, e grazie per aver ospitato e alimentato questo dibattito di cui personalmemte sentivo ormai da qualche tempo un'impellente necessita'. Confesso di rimanere sinora parzialmente deluso perche' vedo le incertezze, le perplessita' a volte la esplicita contrarieta' di persone e di amici intelligenti ed autorevoli , essenziali invece per raccogliere ed alimentare l'invito di Veneziani. Capisco le preoccupazioni per la bussola indisponibile e per le ccordinate di Itaca poco chiare. Un confronto aperto e volenteroso non mancherebbe di chiarirci le idee. Francamente non mi convincono i discorsi sulla esigenza di mera testimonianza o di riproporsi almeno per l'onore. Ritengo piu' pregnante ed urgente non mancare all'appuntamento di impegno e di lotta politica qualifiicata in una fase di assuluta gravissima involuzione della comunita' nazionale italiana. Il declino della Nazione italiana in questi ultimi anni e' drammatico e indubitabile non solo in campo ecomonico. Una classe politica distratta o inadatta mostra di non vederlo e sembra incapace di rinunciare ai suoi meschini privillegi. Possiamo far finta di non vedere ? Vogliamo morire "grillini" ?

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